dalla PREFAZIONE del Cardinale Tarcisio Bertone
Come l’atleta di San Paolo: «Corro ma non come
chi è senza meta… tratto duramente il mio corpo
perché non succeda che dopo aver predicato agli
altri venga io stesso squalificato». Forse in
nessun altro brano come in questo della Prima
lettera ai Corinzi può essere colto lo spirito
che ha animato padre Giovanni Semeria. La sua
vita “affannosamente randagia”, come amava
definirla lui stesso, fu un correre instancabile
con l’unico, multiforme obiettivo di fedeltà a
Gesù Cristo, alla Chiesa, al comandamento della
carità.
Instancabile nell’elaborazione delle sue
conoscenze enciclopediche e teologiche;
instancabile nel tentativo anticipatore di
ridare alla scienza e alla modernità un
rinnovato percorso nell’alveo della fede;
instancabile nel percorrere in treno e con mezzi
di fortuna l’Italia e il mondo per bussare a
tutte le porte e donarsi a tutti i cuori
indistintamente, fino alla consunzione nel
vestiario, nella malattia e nella morte. Come il
seme buttato nel terreno e marcito dal sole e
dall’acqua, così Padre Semeria si è lasciato
consumare da quell’amore che non conosce riposo.
«A far del bene non si sbaglia mai», era il suo
motto preferito. E nell’affascinante e
contrastato percorso della sua vita giunge a
interpretarlo nel più puro e umile spirito
paolino del farsi tutto a tutti.
Colui che si accinge a tracciare il profilo
biografico di Padre Semeria non può non mettere
in evidenza che egli ha dedicato la sua vita
alla predicazione non solo a motivo della sua
scienza, ma ancor più a motivo della sua fedeltà
nella vita alla parola annunciata. In lui
troviamo una singolare simbiosi di Sapienza e di
Carità in un’esistenza trasfigurata
dall’amicizia con Cristo vera e autentica.
Stupisce come, rileggendo oggi sotto questa
luce, le tappe della sua vita, a cavallo fra
l’ottocento e il novecento, si ritrovino gli
accenti delle due recenti encicliche di
Benedetto XVI, Deus caritas est, e Spe
salvi.
Fautore della modernità era convinto che la
Chiesa dovesse sempre essere pronta a
interpellare la scienza e la ragione con gli
stimoli immortali della fede, per condurle a
piena maturazione. I suoi scritti di cento anni
fa su questi temi anticipano il Concilio
Vaticano II ed i più recenti documenti
pontifici.
Consacrato sacerdote nel 1890 nella
Congregazione dei Barnabiti, predicatore
efficacissimo e attuale, diventa in quegli anni
il religioso più famoso d’Italia. I suoi
quaresimali sono un momento di dibattito sia per
la gente umile che per la borghesia dotta e
secolarizzata, alla quale non risparmia critiche
durissime senza mai chiudere la porta del
dialogo. Si fa apprezzare da Leone XIII, è amico
della regina Margherita e di uomini di cultura
come Pascoli, Fogazzaro e De Amicis, diventa un
riferimento e un <sostegno> per futuri pontefici
come Eugenio Pacelli e Giovanni Battista Montini.
Ingiustamente accusato di essere un “modernista”
non riesce ad avere un buon rapporto con Pio X,
che però si mostra sempre fiducioso nella
fedeltà di Semeria alla Chiesa. Così come
Semeria, nei suoi scritti, ne ammirerà sempre la
capacità nel reggere la Chiesa in un momento
tanto difficile e complicato.
Percorre l’America in lungo e in largo tenendo
affollatissime conferenze in tutte le città
senza conoscere una parola d’inglese. Attraversa
la Russia per incontrare Leone Tolstoj. Come
cappellano militare porta conforto in ogni
trincea e in ogni ospedale da campo durante la
prima guerra mondiale, guadagnandosi il
nomignolo di “Padre Semprevia”.
La sua fiducia nella civiltà è grande così come
le critiche ai suoi errori durissime, convinto
che non possa esserci futuro degno di tal nome
senza la collaborativa convivenza della
modernità con la fede. «La fede – afferma – è un
bisogno della civiltà... sono gli scienziati
stessi quelli che s’accorgono e confessano che
la scienza non scioglie alcuno di quei problemi
che rischiara la fede».
Promotore di una spiritualità rocciosa, in ogni
parola e azione afferma la necessità di un
cristianesimo robusto,
fiero delle sue Verità e capace di
affidarsi totalmente al potere salvifico di Gesù
Crocifisso. Sull’esempio di San Paolo afferma:
«Non trucchiamolo il cristianesimo, in nome del
cielo! Non travestiamolo, se vogliamo essere e
riuscire uomini davvero moderni. Diamolo per
quello che è... in ciò che esso ha nella Croce
di più religiosamente alto e puro: Gesù e Gesù
Crocifisso. Un cristianesimo politicante,
scientifico o economico piacerà solo agli
spiriti arretrati... La meraviglia è qui: che
predicando queste cose tanto difficili a
comprendersi, tanto dure a praticarsi, il
cristianesimo si sia diffuso... non carezzando
le passioni popolari, ma tutte fieramente
avversandole. E allora, lo vedano, lo sentano i
nostri avversari, questo soffio d’amore che ci
guida e ci rincuora».
Fede di roccia, cuore di bambino. «Mi vendo per
gli orfani», diceva. E realmente, da quando con
l’amico don Giovanni Minozzi aveva deciso di
dedicarsi all’assistenza degli orfani di guerra
e alla crescita umana e culturale della
gioventù, il famoso apologeta, lo scrittore
inesauribile, il predicatore osannato dalle
folle si trasforma in un umilissimo “Fra
Galdino”. Un raccoglitore di briciole per la
mensa dei suoi bambini che, con la fondazione
dell’Opera Nazionale per il Mezzogiorno
d’Italia, diventa capace di sfamarne e di farne
studiare a migliaia in oltre cento case
costruite in tutto il Paese.
Oggi, nello spirito dell’Opera, diretta ed
animata dai Padri Discepoli, molte di quelle
case sono rimaste scuole, altre si sono
trasformate in centri di accoglienza per
anziani. Gesù, «il bene che non sbaglia e non
conosce tramonti», scriveva Semeria in uno dei
suoi libri più famosi, «è un cuore grande, nel
quale a tutti, grandi e piccoli, è aperto un
rifugio, è preparata una scuola».
Invito soprattutto i giovani, bisognosi di
conoscere dei fedeli e autentici testimoni, a
leggere questa bella biografia di Padre Semeria,
scritta da Roberto Italo Zanini, nella certezza
che troveranno le ragioni per rinsaldare la
propria identità cristiana e per gustare quella
sana fierezza di appartenere alla Chiesa, che
vive nel mondo «come segno e strumento
dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto
il genere umano» (cf Lumen gentium,1).
Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato di Sua Santità
Dal Vaticano, 28 gennaio 2008
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